Partecipanti: Luca Zanetti - Università di Bologna – Dipartimento di Educazione 'Giovanni Maria Bertin'
Secondo la teoria costitutivista della normatività vi sono scopi, valori e norme che sono costitutivi della nostra mente, ed è proprio in virtù del loro ruolo costitutivo che se ne può fondare la validità.
Sebbene il costitutivismo sia per lo più difeso in ambito morale e meta-etico (si veda, ad esempio, il costitutivismo kantiano di Christine Korsgaard e il costitutivismo nietzschiano di Paul Katsafanas), in questo articolo si difenderà una teoria costitutivista circa la normatività aletica.
Secondo il costitutivismo aletico la nostra mente è strutturata in modo tale da aspirare a scoprire la verità, e questa caratteristica strutturale traspare nella fenomenologia stessa dell'atto di domandare e giudicare: nel porre una domanda vogliamo ricevere una risposta vera, e dunque la domanda è una forma di desiderio per la verità; inoltre, la forma di soddisfacimento del desiderio espresso dal domandare è il giudizio, e giudicare significa porre un contenuto come vero.
La struttura stessa della cognizione prevede dunque, in questo duplice senso, una tensione alla verità. Il costitutivista sostiene che se questa tensione è costitutiva della cognizione, allora essa è giustificata. Tuttavia questa implicazione è stata fatta oggetto di numerose critiche - prima fra tutte l'obiezione classica secondo la quale il costitutivismo commette una forma di fallacia naturalistica.
Nell'articolo si prenderanno in rassegna alcune risposte alle critiche e verrà offerta una nuova soluzione: l'errore del costitutivista consiste nel ritenere sensata la domanda di fornire un fondamento per la validità della tensione alla verità che è insita nella natura del domandare e del giudicare. Richiedere un tale fondamento significa commettere un errore categoriale, poiché tale richiesta ha senso solo nei confronti di norme, scopi e valori che il soggetto deve autorizzare, mentre la verità è uno scopo che è condizione di possibilità per ogni processo di autorizzazione, e si pone dunque al di fuori della logica della giustificazione delle norme.
Si concluderà mostrando le analogie fra questa teoria costitutivista e alcune interpretazioni dei commenti di Wittgenstein sulle proposizioni cardini nel suo Della Certezza.