Quasi un europeo su 4 non possiede le abilità necessarie per verificare l’affidabilità delle informazioni su internet, fenomeno che limita l’accesso al mondo del lavoro e pone in serio pericolo le nostre democrazie. Il progetto europeo “Fakespotting” dell’Unibo risponde a queste esigenze con strumenti innovativi e un partenariato internazionale che guarda già al di là dei confini europei.
Un sondaggio realizzato nel 2018 dall’Eurobarometro[1] segnala che due europei su tre percepiscono la sensazione di leggere notizie false quotidianamente e che i social network sono considerati i “contenitori” di notizie meno affidabili, seppur al contempo le fonti più utilizzate dalla fascia adulta e giovanile.
Proprio la società così detta “attiva” (16-65 anni) si rivela per un quarto completamente non equipaggiata nell’abilità di ricercare, selezionare e valutare criticamente le informazioni al fine di distinguere il reale dal virtuale sbarrando la strada al mercato del lavoro[2], soprattutto per la popolazione femminile[3].
Numerosi report e iniziative comunitarie (una fra tutte EUvsDisinfo[4] hanno messo in evidenza l’interesse di attori esterni e interni nella destabilizzazione della trasparenza dell’informazione, fenomeno che minaccia direttamente il futuro accesso di nuovi paesi nella famiglia europea.
Per tali ragioni il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna sta sviluppando un originale progetto Erasmus+ sulla disinformazione online al fine di migliorare le competenze di giovani studenti e adulti con basse competenze digitali attraverso l’innovazione della didattica universitaria e dell’educazione degli adulti.
Il Dipartimento coordinerà un partenariato composto da 4 Università: Loyola Andalucia (Siviglia, ES), Univerzita Matej Bel (SK), South East European University Tetovo (NMK) e l’Università di Tirana (AL). Partner ufficiali anche società di fact-checking, ONG e scuole di giornalismo di caratura internazionale: Pagella Politica (IT), Globsec (SK), Incoma (ES), Novi Sad School of Journalism (RS).
Il kick-off meeting – realizzato in modalità virtuale causa Covid – è stato partecipato da tutte le organizzazioni che hanno armonicamente concordato i ruoli e le tempistiche dei lavori.
Attraverso la concreta realizzazione di laboratori pratici sul tracciamento delle fonti online e sulle strategie tecnico-retoriche della disinformazione, training per docenti nonché indagini e interviste con imprese digitali in modo da far emergere le attuali competenze richieste dal mondo del lavoro, il progetto capitalizzerà le sue linee di ricerca realizzando quattro prodotti innovativi: un web-based learning sulla disinformazione online, uno strumento per l’autovalutazione delle competenze di media e information literacy, un toolkit riguardo le competenze digitali utili al mondo del lavoro e una linea-guida sugli impatti della disinformazione e i migliori strumenti per combatterlo.
L’obiettivo finale mira a estendere l’impatto che il progetto avrà sul mondo accademico e dell’educazione degli adulti a quello più generico dei cittadini europei attraverso mirate e massive
azioni di promozione e formazione, al fine di fronteggiare quelle minacce all’affidabilità dell’informazione che l’83% degli europei ha identificato nel complesso mondo digitale del 21° secolo[5].
[1] https://data.europa.eu/euodp/en/data/dataset/S2183_464_ENG
[2] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=OJ:C:2016:484:FULL
[3 ]https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/84bd6dea-2351-11e8-ac73-01aa75ed71a1/language-en
[4 ]https://euvsdisinfo.eu/
[5 ]https://data.europa.eu/euodp/en/data/dataset/S2183_464_ENG