Partecipanti: Giuliano Pancaldi
“La biologia è tecnologia” proclamava già nel titolo un volumetto pubblicato sei anni fa da Harvard University Press. La frenetica introduzione di nuove tecnologie nel campo delle scienze della vita viene presentata spesso come un fenomeno recente, almeno nelle manifestazioni più clamorose di cui i media ci parlano ogni giorno. Uno sguardo di lunga durata sui rapporti tra biologia e tecnologia, tuttavia, suggerisce un’altra storia: una storia in cui le concezioni del vivente si intrecciano con le tecnologie diffuse nelle società industriali fin dai tempi di Charles Darwin.
Dopo un breve antefatto darwiniano, il seminario toccherà alcuni episodi salienti nei rapporti fra biologia e tecnologia, fino al recentissimo annuncio di un nuovo essere vivente “minimo” costruito in laboratorio dal biologo-imprenditore Craig Venter. Ma nel seminario ci soffermeremo soprattutto sull’intreccio, raramente esplorato, tra gli sviluppi della biologia e la riduzione della natalità registrata nei paesi industrializzati negli ultimi centocinquanta anni. E se fosse la drastica riduzione della natalità, cioè nel numero dei figli per famiglia, la tecnologia del vivente più sorprendente e meno compresa che ci ha coinvolto nell’ultimo secolo e mezzo? Una tecnologia, si noti, in cui le decisioni di uomini e donne comuni e la cultura che le ha ispirate sono altrettanto importanti delle tecniche per il controllo delle nascite sviluppate intanto da scienziati, tecnologi e industria farmaceutica.
Nell’era della biologia come tecnologia la domanda classica “che cos’è la vita?” è destinata forse a conservare un interesse solo per filosofi, teologi o fisici in pensione. Ma le “tecnologie del vivente” – nel senso ampio qui suggerito – continueranno a coinvolgerci nel prossimo futuro. E ci costringeranno a mettere in discussione le barriere artificiali che una vecchia tradizione di pensiero ci suggeriva di erigere tra natura e cultura – come tra filosofia, scienza, tecnologia, etica, economia e politica – impedendoci di comprendere cosa c’è di nuovo e insieme di antico nelle tecnologie del vivente del ventunesimo secolo.