Seminario di Dipartimento (SeRiC): “Aristotele e l’etica della felicità”

  • Data: 22 marzo 2016 dalle 13:00 alle 15:00

  • Luogo: Aula Mondolfo - via Zamboni 38

Seric-Filcom

Partecipanti: Carlotta Capuccino

The moments of happiness – not the sense of well-being,
Fruition, fulfilment, security of affection,
Or even a very good dinner, but the sudden illumination –
We had the experience but missed the meaning.
T. S. Eliot, Four Quartets, III: The Dry Salvages

 

Il mio attuale progetto di ricerca è nato all’interno di un progetto scientifico più ampio (PRIN 2009) che verteva sul concetto aristotelico di «scienza filosofica» e si sviluppa su due diversi fronti. Da un lato ho deciso di indagare l’antecedente platonico di tale concetto, interrogandomi sul legame tra filosofia ed episteme nei dialoghi. Questa parte “maggiore” della ricerca è tuttora in corso: consiste in una analisi strutturale del lessico cognitivo di Platone e prevede, come esito finale, una mappatura del corpus platonicum che mostri le intersezioni fra i tre campi semantici di philosophein, epístamai (e gli altri verbi di sapere) e dialégomai, e i relativi concetti di filosofia, conoscenza e dialettica. In parallelo mi è sembrato interessante indagare il concetto aristotelico di filosofia non in relazione alla scienza ma al fine della vita umana, chiedendomi quale sia il ruolo che la filosofia può o deve svolgere nella vita degli esseri umani, o di alcuni fra essi, secondo Aristotele. Il luogo privilegiato in cui cercare una risposta sono senz’altro le opere di filosofia morale, in particolare l’Etica Nicomachea, dove l’attività pratica e l’attività teoretica dell’uomo sono poste in relazione proprio all’interno di un discorso sul fine della vita umana, che per Aristotele coincide con la felicità, in greco eudaimonia. Questa ricerca “minore” consiste dunque in una analisi del concetto aristotelico di eudaimonia e si articola in due parti: la prima parte, di cui vorrei presentarvi i risultati, si concentra sul primo libro della Nicomachea, dove il tema della felicità viene posto. La seconda, ancora in corso, mira a completare l’indagine attraverso una lettura del X libro, dove il tema viene ripreso e ampliato, non senza presentare difficoltà esegetiche.

Il tema della felicità è molto dibattuto sia nella filosofia antica sia in quella contemporanea, dove un intero settore della ricerca è intitolato Happiness and Well Being. Lo scopo della mia indagine è quindi duplice: in primo luogo analizzare la definizione aristotelica di eudaimonia nel I (e in seguito nel X) libro dell’Etica Nicomachea, stabilendo quali sono per Aristotele le condizioni necessarie e sufficienti affinché un essere umano sia felice (scopo esegetico); in secondo luogo mostrare come la teoria di Aristotele sia anche una buona risposta alle domande che il senso comune contemporaneo si pone su che cosa sia la felicità e su come raggiungerla (scopo filosofico). In tal modo vorrei suggerire nuovi argomenti per dare nuova voce ad Aristotele e alla sua etica della felicità nel dibattito filosofico odierno sul tema. Per Aristotele l’eudaimonia non è uno stato d’animo ma un’attività. È l’attività dell’anima razionale esercitata secondo le virtù che le sono proprie, cioè le virtù morali e intellettuali, in una vita compiuta, con l’aggiunta di una quantità sufficiente di beni esterni e corporei, e col favore della sorte. Questa definizione pone in partenza il problema fondamentale della sovrapponibilità o compatibilità dei due concetti, antico e moderno: eudaimonia e felicità sono la stessa cosa? Apparentemente no: se l’eudaimonia è definita nei termini di una attività, sembra quanto di più lontano possa esservi dalla felicità, intesa prevalentemente come uno stato d’animo, ma anche dalla felicità intesa come possesso di beni. La tesi che vorrei sostenere è che, pur non essendo i due concetti riducibili l’uno all’altro, la riflessione aristotelica contribuisce a quella contemporanea in virtù del fatto che la sua teoria dell’eudaimonia intrattiene con il senso comune degli antichi lo stesso rapporto che le teorie contemporanee della felicità intrattengono con il senso comune odierno; e che il senso comune, in fondo, non è cambiato così radicalmente.

Ho scelto di presentarvi questa parte della ricerca anche per celebrare un anniversario: in occasione dei 2400 anni dalla nascita del filosofo greco, l’Unesco ha dichiarato il 2016 «anno di Aristotele».