Nell'intervento sono affrontati alcuni degli argomenti che Steve Fuller – senza dubbio uno dei maggiori sostenitori della post-verità – ha presentato per mostrare che, correttamente intesa, la post-verità è il miglior strumento concettuale per avere un quadro chiaro non solo di ciò che sta accadendo oggi nelle nostre società, ma anche di ciò che è accaduto durante la storia secolare della cultura occidentale.
Il presupposto implicito è che la post-verità rappresenta una “bussola epistemologica” affidabile, cioè una nozione (o un insieme di nozioni) in grado di farci orientare correttamente nel nostro ambiente culturale e fisico.
Lo scopo è mostrare che gli argomenti di Fuller non funzionano, perché una bussola epistemologica può essere centrata solo su una nozione plausibile di oggettività e questa è proprio ciò che manca a Fuller. Si cercherà di mostrare come le principali tesi di Fuller si rivelano letali per la sua stessa posizione.
Chi è interessato a partecipare in remoto, può scrivere a sebastiano.moruzzi@unibo.it