A partire dal suo avvento in epoca Moderna, il metodo scientifico ha rappresentato lo strumento principale per indagare la natura, fornendo spiegazioni oggettive di fenomeni oggettivi. Questo approccio ha avuto un tale successo che in epoca recente gli scienziati hanno iniziato a studiare la coscienza nei suoi correlati oggettivamente misurabili. Tuttavia, una spiegazione completa della coscienza deve includere una spiegazione (oggettiva) delle sue proprietà soggettive, ovvero dell’esperienza soggettiva stessa.
È possibile fare questo? Nell’ultimo secolo la coscienza è stata studiata in campo medico, psicologico e neuroscientifico a partire dai suoi correlati comportamentali, funzionali e neurali. Ancora oggi tali strumenti sono il principale mezzo d’indagine in ambito clinico. Tuttavia, essi sono meri correlati dell’esperienza soggettiva, e non l’esperienza stessa. Confondere questo aspetto porta a commettere una fallacia, ‘the fallacy of misplaced objectivity’: l’erronea assunzione che poiché la scienza richiede spiegazioni oggettive allora essa possa spiegare solo proprietà oggettive (Ellia et al. 2021).
Escludere una spiegazione oggettiva dell’esperienza soggettiva dal progetto neuroscientifico significa relegare quest’ultima all’ambito del mistico o del sovrannaturale, invece che considerarla come un aspetto del mondo fisico. La filosofia e le neuroscienze cognitive contemporanee hanno rinunciato a questo obbiettivo, concentrandosi prevalentemente sui correlati funzionali della coscienza, e in alcuni casi addirittura riducendo essa a questi ultimi.
Negli ultimi anni una delle principali teorie neuroscientifiche, Integrated Information Theory, o IIT, (Tononi, 2015; Tononi et al. 2016), ha mostrato come invece sia possibile spiegare l’esperienza soggettiva per mezzo di una spiegazione oggettiva, ovvero verificabile e confutabile tramite esperimenti neuroscientifici e modelli matematici. IIT non solo fornisce una misura matematicamente precisa della coscienza, che determina la presenza o assenza di essa in un soggetto; ma mira anche a caratterizzarne gli aspetti qualitativi, ovvero a spiegare perché una certa esperienza viene esperita nel modo in cui è esperita, piuttosto che in un altro.