Seminario di Dipartimento (SeRiC): “Il conatus in Vico, dalla metafisica della mente alla storia”

  • Data: 24 novembre 2015 dalle 13:00 alle 15:00

  • Luogo: Aula Mondolfo - via Zamboni, 38

Partecipanti: Vladimir Chaves dos Santos (Università Statale di Maringá - UEM - Brasile)

A chi si interessi del problema dei rapporti tra mente e corpo, la lettura di Vico può risultare davvero istruttiva. Non ci si trova sicuramente la soluzione del dualismo mente/corpo, perché Vico appare seriamente impegnato a impostare il problema nel contesto della filosofia cattolica, e quindi a conservare la fondamentale eterogeneità della mente dell’anima immortale rispetto al corpo mortale.
Questa eterogeineità, tuttavia, non diventa estraneità, perché il corpo non va rifiutato come ostacolo alla mente; è proprio questo che Vico critica nella filosofia di Cartesio: la mente va concepita non in antitesi, ma in armonia con il corpo. Vico critica Il dualismo cartesiano senza poter ridurre la mente alla corporeità – tesi materialista che resta da combattere. Il punto di partenza di Vico non è quello dell’isolamento della mente dal corpo: la mente, anzi, emerge, promana dal corpo. È proprio questa prospettiva di “emergenza” che mi sembra attuale.
La mente non può essere osservata direttamente, come in Cartesio, ma solo attraverso il corpo. Nell’ambito della fisica, dietro i moti dei corpi naturali c’è la mente di Dio, che tramite il suo conatus conserva in moto perpetuo tutto il complesso mondo naturale.
Questo è uno dei temi principali del trattato di Vico sul metafisica, il De Antiquissima Italorum Sapientia. La prospettiva è quella di una dimensione metafísica, solo in base alla quale è possibile comprendere il moto dei corpi a partire da un conatus, o forza, che non è propriamente corporeo, ma condizione di possibilità dell'esistenza del movimento. Causa del moto dei corpi naturali, il conatus deriva dalla mente di Dio – e in questo senso si configura quale soggetto metafisico. Nel momento stesso in cui, in tal modo, Vico si avvicina a Leibniz, anche ci si allontana, poiché, per quanto non si possa trattare il meccanicismo fisico senza un principio non corporeo quale il conatus (nonostante esso non sia quantificabile e non possa essere trattato nell’ambito della fisica, perché allora la natura sarebbe solo corpo e moto assolutamente quantificabili), lo stesso conatus può comunque darsi in misure completamente diverse dappertutto. L’uomo, quale microcosmo, ha anche una dimensione metafisica, quella che riguarda la mente ed il suo conatus, ed un’altra fisica, quella dell’anima e dell’animus – questo ultimo concepito in modo da procurare la radice della mente nel corpo.
Questa metafisica, che dovrebbe reggere la fisica nonché la morale, rimane uguale anche nel capolavoro di Vico sul mondo delle nazioni, la Scienza Nuova, che propone tra la mente ed il corpo la stessa giuntura del conatus. È attraverso il conatus che la metafisica si rivolge al mondo proprio e, io credo, davvero ispiratore, di Vico: il mondo umano. Il conatus appare allora come una proprietà della mente umana. Il conatus nella Scienza Nuova è ristretto esclusivamente al mondo umano, che è infatti il campo semantico originale del termine, derivante da conor.
Dal punto di vista della genesi del conatus, cioè dell'origine storica di questo fenomeno mentale, esso si manifesta per la prima volta nell’ affascinante sentimento del pudore, emergente nel mondo primitivo, alle origini della cultura. Il pudore per Vico non è tanto segno della caduta e della perdita dell’innocenza, come nel racconto biblico, quanto un fenomeno del progresso della condizione umana, fondamento della socialità.
Gli uomini primitivi erano giganti bestioni, quasi tutti corpi, quasi completamente animali, in un quadro storico la cui dinamica dovrebbe mostrare come la mente umana si sviluppa gradualmente da uno stato di massima corpulenza fino a raggiungere quello stato di massimo spiegamento mentale che è l'età della “ragione tutta spiegata”. Questo impianto ci pone, oltre il problema mente/corpo, quello del dualismo uomo/natura e ci porta a un’ulteriore questione interpretativa: nella natura, oggetto della fisica trattata nel De Antiquissima Italorum Sapientia, non ci sarebbe conatus, mentre la natura comune delle nazioni nella Scienza Nuova è la storia del conatus della mente umana.
Ma allora: l’uomo è dentro o fuori la natura?